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Si informa che è stato pubblicato il Rapporto OsMed 2020 sull’uso dei farmaci in Italia (clicca qui), il cui comunicato stampa è consultabile al seguente link: https://www.aifa.gov.it/-/rapporto-nazionale-osmed-2020-sull-uso-dei-farmaci-in-italia.

Si evidenziano, in sintesi, alcuni dei dati sul consumo e spesa farmaci riportati nel Rapporto.

 

Anzitutto, il documento rileva che nel 2020 la spesa farmaceutica totale è stata pari a 30,5 miliardi di euro. La spesa pubblica, con un valore di 23,4 miliardi, rappresenta il 76,5% della spesa farmaceutica complessiva e il 18,9% della spesa sanitaria pubblica.

La spesa territoriale pubblica, comprensiva della spesa dei farmaci di classe A erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta e per conto, è stata di 11,9 miliardi di euro, in riduzione del 3,0% in confronto al 2019.

La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata di circa 13,5 miliardi di euro (222,87 euro pro capite), stabile sia nella spesa (+0,9%) sia nei consumi (+1,5%) rispetto all’anno precedente.

Più nel dettaglio, i farmaci a brevetto scaduto nel 2020 hanno costituito il 67,6% della spesa e l’84,8% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A. La quota percentuale dei farmaci equivalenti, a esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 20,5% della spesa e il 30,7% dei consumi.

Relativamente ai biosimilari si confermano un aumento nel consumo delle specialità medicinali disponibili da più tempo e un trend positivo per i farmaci di più recente commercializzazione (anti TNF-alfa, bevacizumab, insuline fast acting, insuline long acting, rituximab e trastuzumab), sebbene sia rimasta una certa variabilità regionale per consumo e incidenza di spesa.

La spesa per i farmaci erogati tramite distribuzione diretta (DD) e per conto (DPC) ha raggiunto nel 2020 gli 8,4 miliardi di euro, di cui il 75,6% è attribuibile al canale erogativo della DD e il 24,4% a quello della DPC, con i farmaci di classe H che rappresentano la maggior quota di spesa (50,9% classe H e 48,9% classe A).

Nel 2020 la spesa per farmaci di classe C ha raggiunto i 5,7 miliardi di euro circa, stabile rispetto al 2019; di questi il 57,8% (3,3 miliardi) è relativo a farmaci con ricetta e il 42,2% (2,4 miliardi) a farmaci di automedicazione (SOP e OTC), comprensivi di quelli erogati negli esercizi commerciali. Le benzodiazepine, contraccettivi e farmaci utilizzati nella disfunzione erettile si confermano le categorie a maggiore spesa.

Tra i farmaci di fascia A acquistati privatamente dal cittadino, nel 2020, il colecalciferolo, il pantoprazolo e il ketoprofene risultano quelli a maggior spesa.

Tra i farmaci di automedicazione, i derivati dell’acido propionico rappresentano il 10,1% della spesa complessiva e i primi principi attivi per spesa sono diclofenac, ibuprofene e paracetamolo.

Con riferimento alla classe terapeutica, il documento evidenzia come i farmaci cardiovascolari hanno rappresentato la classe a maggiore spesa (49,05 euro pro capite) e consumo (484,7 DDD) nel canale della convenzionata, mentre i farmaci antineoplastici e immunomodulatori e i farmaci del sangue e organi emopoietici sono stati quelli rispettivamente a maggiore spesa (102,88 euro pro capite) e consumo (49,0 DDD) tra i prodotti farmaceutici acquistati direttamente dalle strutture pubbliche.

Il Rapporto, inoltre, sottolinea che negli ultimi sette anni si è assistito a una costante diminuzione del consumo di antibiotici, la più importante riduzione è stata registrata nel 2020 rispetto al 2019 (-21,7%).

Si registra un aumento dei consumi del vaccino antinfluenzale (+23,6%), riconducibile ad un aumento dell’adesione alla campagna vaccinale nel corso del periodo pandemico.

Il Rapporto, oltre a ciò, riserva una sezione ai farmaci maggiormente impiegati per il trattamento dei pazienti affetti da COVID-19. A tal proposito, lo stesso rileva che il trend di utilizzo dei farmaci nell’ambito del trattamento dei pazienti affetti dal suddetto virus è rimasto sostanzialmente stabile, attestandosi nel 2020 a 20,7 DDD/1000 abitanti die, in aumento dell’8,5% in confronto al 2019.

Analogamente la spesa, che è stata pari a 11,76 euro pro capite, ha registrato un incremento del 23,4% rispetto all’anno precedente, con un tasso di crescita medio annuo (CAGR) del 5,3%. Il costo medio per giornata di terapia è aumentato nell’ultimo anno del 13,7%, passando dal valore di 1,37 euro del 2019 a 1,56 euro del 2020.

Le eparine rappresentano quasi la metà dei consumi dei farmaci utilizzabili nell’ambito del COVID-19, con un valore di 9,8 DDD/1000 abitanti die, e quasi un terzo della spesa (4,14 euro pro capite), con aumenti rispetto al 2019 del 6,2% e dell’8,6%, rispettivamente, sebbene il corrispondente costo medio per giornata di terapia risulta essere basso (1,16 euro).

Dopo le eparine, seguono tra i farmaci a maggior consumo il metilprednisolone e il desametasone, farmaci corticosteroidi, con consumi pari rispettivamente a 4,0 DDD/1000 abitanti die e 2,7 DDD/1000 abitanti die, in aumento rispetto all’anno precedente del 3,3% e del 18,8%.

Si apprende dal documento che, in base alle indicazioni della scheda informativa dell’AIFA (aggiornata al 6 ottobre 2020) l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti ospedalizzati con malattia COVID-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno, in presenza o meno di ventilazione meccanica (invasiva o non invasiva); inoltre, nella popolazione suddetta l’uso dei corticosteroidi dovrebbe essere considerato uno standard di cura in quanto è l’unico trattamento che ha dimostrato un beneficio in termini di riduzione della mortalità.

Anche idrossiclorochina (+25,4%) e azitromicina (+10,6%) hanno fatto rilevare un aumento dei consumi, nonché l’associazione lopinavir/ritonavir che, pur in presenza di consumi ridotti (0,02 DDD/1000 abitanti die), ha avuto un incremento del 59,3%.

 

L’associazione darunavir/cobicistat, il cui uso off-label nelle prime fasi dell’epidemia era stato consentito in alternativa a lopinavir/ritonavir e la cui autorizzazione al di fuori degli studi era stata successivamente sospesa dall’AIFA, fa registrare una contrazione del consumo del 21,8% rispetto al 2019.

In ordine all’uso terapeutico dell’idrossiclorochina, l’aumento di eventi avversi registrato nel corso del 2020 in seguito alla sua somministrazione, ha dimostrato la completa mancanza di efficacia di questo farmaco.

L’aumento dei consumi di azitromicina, invece, potrebbe essere spiegato dal trattamento delle sovrainfezioni batteriche nei pazienti affetti da COVID-19.

A livello regionale si riscontra una evidente variabilità nei consumi: le aree del Centro (24,2 DDD) utilizzano più dosi rispetto al Nord (20,2 DDD) e al Sud (19,2 DDD); la Toscana ha registrato consumi doppi rispetto alla Sicilia (32,6 vs 16,1 DDD); Toscana, Marche, Emilia Romagna, Liguria, Abruzzo e PA di Trento hanno consumato più quantità ad un costo medio per DDD inferiore alla media nazionale, mentre PA di Bolzano, Lazio, Lombardia, Molise, Calabria e Sicilia sono le Regioni in cui si osservano meno consumi e costi superiori alla media.

 

Cordiali saluti.

Il Presidente

Sen. Dott. Luigi D’Ambrosio Lettieri